Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/182

i76 secondo corso tenuto a torino: lez. ii


ha per compagna inseparabile la fiacchezza e la bassezza dell’anima, non essendo altro la bassezza che un gettito quotidiano della umana dignitá, una abdicazione di quello che uno ha in sé di uomo, un’apostasia della propria anima. I forti caratteri sicuri di sé hanno per loro istrumento la forza, impetuosi fino all’imprudenza, semplici fino alla credulitá; gli animi fiacchi hanno per loro istrumento la malizia, in cui si rivela la coscienza della loro debolezza, e pipistrelli notturni spesso alle spalle sopraffanno i generosi che non osano di guardare in viso. Il vizio la bassezza e la malizia sono le tre corde, le tre armonie di Malebolge: e qual meraviglia è ora che l’inferno in Malebolge abbia mutato aspetto? Ciascuna poesia ha una superficie mobile, la sua apparenza, il fatto esterno; la superficie dell’inferno dantesco è il luogo la pena i demòni i dannati che è quello solo che apparisce al di fuori; ma di sotto la superficie deve esserci sempre un fondo, che dia a quella la sua figura e il suo colore, le forze interiori, istinti sentimenti passioni idee, onde muovono quelle apparenze e che le spiegano. Tale il fondo, tale la superficie; e qui il di fuori è mutato perché il di dentro è mutato; perché nel fondo non trovi passioni o caratteri, ma vizio bassezza malizia, la depravazione dell’anima, il tripudio della carne. Vedete il luogo. A que’ cerchi indeterminati degl’incontinenti, alla cittá rosseggiante di Dite, nomi e figure terrene, succede un non so che, una cosa senza nome, che il poeta chiama bizzarramente «Malebolge»; una natura piccola e in dissoluzione: ripe scoscese, scogli mobili che fanno da ponticelli, e giú valloni impaludati di tutte le acque infernali, che ivi stagnano putrefatte, valloni angusti, bolge, valigie, borse, che restringendosi piú e piú vanno a metter capo nell’angustia di un pozzo. Vedete i demòni. Alle figure classiche e severe di Caronte, Cerbero, Minos, Pluto, delle furie, dei centauri, delle arpie, vigili esseri irosi e passionati, succedono diavoli abbietti, che si mescolano in ignobili parlari con la gente abbietta simile a sé, e canzonano e sono canzonati, maliziosi, bugiardi, plebei, osceni, e non fo citazioni, e voi sapete il perché. Vedete le pene. Al vivo movimento delle bufere, delle grandini, a’ sepolcri in