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due fiate gli dispersi» — , quel motto ci par sublime, perché ci mostra un grand’uomo, che quasi con un solo sguardo mette in fuga i suoi avversari. Ma quando Dante gli gitta sul viso il sangue cittadino e gli mostra l’Arbia «colorata in rosso», con una inconseguenza sublime quanto la prima, questo fiero uomo, crollando il capo e sospirando, egli che avea detto testé «io», non soffre ora di reggere sulle sue spalle egli solo il peso di quel rimprovero e va cercando compagni; ma rileva tosto il capo, cercando nella sua vita la piú bella delle sue azioni, della quale attribuisce la gloria a sé solo. La scena si rischiara e si abbella: ai cruento vincitore di Monte aperto succede il salvatore di Firenze.