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l’unitá della divina commedia 9


giú in aspettazione del suo successore, a cui vivo ancora anticiperá l’inferno

                                    .   .   .   . Se’ tu giá costi ritto,
Se’ tu giá costi ritto, Bonifazio?
               

I personaggi di Gregorio rimangono muti; il peccato non vien fuori nella sua intima natura; laddove tutt’i suoni che può rendere l’invenzione dantesca prorompono fuori, come una funebre musica, dalla poetica fantasia: amarezza comica, ironia, sarcasmo, indegnazione, che fin da’ primi versi traboccano dal profondo della coscienza. Può venir tempo forse in che si rida dell’una e dell’altra scala; dell’invenzione gregoriana non rimane nulla, ma del canto dantesco rimarrá l’evidenza delle immagini, la caldezza dell’affetto e le parole indirizzate a Niccolò III, perpetuamente serie, perché hanno radice nell’umana coscienza, che non muore mai.