Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/136

i30 primo corso tenuto a torino: lez xix


l’estremo opposto, consigliano che lo scrittore compia prima il suo lavoro e poi vi si appicchi il principio, come se lo scrittore debba avere il disegno innanzi colorito finito ne’ suoi minimi particolari. Il principio non deve essere né il pensiero vuoto né il vuoto particolare; e dico pensiero vuoto quello in cui non è alcun vestigio concreto del lavoro; e dico vuoto particolare quello che esprime solo se stesso senza relazione all’unitá dell’insieme; il principio deve essere un germe pieno di vita, impaziente di svilupparsi, dove si veggano trasparire tumultuose ed in abbozzo tutte le forme future che vi dará il poeta ed in cui quel germe dovrá divenire un corpo. Vedetelo in voi; ciascuno si è sentito poeta in qualche momento della vita. E quando innanzi a qualche straordinario spettacolo di bellezza la nostra fantasia si esalta e noi ci sentiamo gittati in una situazione ideale, che cosa avviene allora in noi? Tosto ci si para innanzi un mare tumultuoso di forme, ma abbozzate, nessuna finita, vagando la fantasia in quel primo rapimento d’una in altra senza posare in alcuna; e pure in quel mare mobile vi è alcun che di físso, che dá a tutte le forme lo stesso colore, e fa che tutte sieno malinconiche o gioviali, tragiche o comiche, secondo lo spettacolo che ci è innanzi e l’ideale onde siam caldi. Vedetelo nel canto terzo. Voi non vi troverete che lineamenti generali, poche linee solamente; ma in queste linee è tutto l’inferno; ma tutto quello che viene appresso altro non è se non queste stesse linee che si vanno a poco a poco determinando e prendendo questa e quella figura. Che cosa è l’inferno fisico? «Una cittá dolente». E il sentimento delle anime? «Eterno dolore». E i peccatori? «Perduta gente». E Dio, il fato che spanderá tanta solennitá sopra i supplizii, che cosa è egli mai? «Alto Fattore». E quanto d’eloquente [il poeta] porrá in bocca a’ suoi personaggi, che cosa è qui? «Sospiri, pianti, tumulto di suoni e di bestemmie». Guardatevi però dal credere che tutto questo non sia se non un vuoto indeterminato. Dicono che l’indeterminato sia una condizione del sublime. Intendiamoci bene. L’indeterminato per sé non è che una vana astrazione; l’indeterminato sublime è gravido di contenuto, e dee svegliare