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Lezione XV

[LA PASSIONE TRA L’INDIFFERENTE E IL BRUTTO]


Tra l’indifferente e il brutto, tra queste due negazioni è posto l’inferno dantesco, successivo sparire dello spirito nella materia. Cominceremo, dunque, dal considerare lo spirito in quello che ha di piú elevato, accompagnandolo man mano infino al suo ultimo scadere. E poiché l’ideale poetico ha la sua rispondenza nella realtá, ci faremo a considerare questo dapprima nella vita sociale ed individuale.

Dicesi stato sociale prosaico, quando le forze interiori s’incontrano in un ordine di cose predeterminato da lungo tempo, limitato da regole minute e meccanizzato dalla tradizione e dalla consuetudine. Dicesi stato sociale poetico, quando è l’immediato effetto del prorompere delle forze interiori: stato eroico o di barbarie. L’epopea che dee rappresentare un’epoca sociale sceglie questo tempo a sua materia. Né questo è perché in tempi remoti è fatta abilitá al poeta di mescolare il reale al fantastico, secondo spiega la scuola antica, quasi come se il poeta debba inventare il fantastico ed applicarlo al reale, e non piuttosto trovare il fantastico nel seno stesso della realtá ed apprenderli amendue in una sola vista; e d’altra parte mostraci Dante che si può rappresentare anche la storia contemporanea con tutta l’altezza della fantasia. Il poeta sceglie quei tempi, perché essenzialmente poetici ed epici, potendo ivi la libera individualitá dispiegarsi in tutta la ricchezza delle sue facoltá senza trovare al disopra una forza che la costringa e rinchiuda nel giro angusto