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iv. l’«orlando innamorato» | 85 |
Il re Agrican, che ardeva oltre misura. Non puote tal risposta comportare; Benché sia ’l mezzo de la notte scura, Prese Baiardo, e su v’ebbe a montare, Et orgoglioso, con vista sicura Isgrida al Conte, ed ebbel a sfidare, Dicendo: — Cavalier, la Dama gaglia Lasciar convienti, o far meco battaglia — . |
Il fatto è detto grossolanamente in linguaggio improprio e versi abbandonati.
Ecco l’ottava del Berni:
Agrican, che di rabbia si divora E di martello e di furia e di stizza, Quantunque mezzanotte fosse ancora. Senza risponder altro, in piè si rizza; Salta a cavallo, e trae la spada fuora; La discordia e il furore il foco attizza; Adirato, fremendo e bestemmiando, Superbamente ha disfidato Orlando. |
Qui compare subito il colorito e riproduce il sentimento; si trova la pienezza di suono che esprime l’impeto.
Se è così infelice nel serio, è anche più infelice nel ridicolo; non v’era nato, e nulla v’ha di più ridicolo di colui che cerca di far ridere senza potervi riuscire. Agricane ruppe la testa al maestro: movimento comico.
Disse Agricane; — Io comprendo per certo Che tu vuoi de la fede ragionare; Io di nulla scienza sono esperto. Né mai, sendo fanciul, volsi imparare, E ruppi il capo al maestro mio per merto; Poi non si poté un altro ritrovare. Che mi mostrasse libro, né scrittura, Tanto ciascun avea di me paura... — |