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iv. l’«orlando innamorato» 8i

Il Berni ha tolta questa pretensione; ma, non avendo immaginazione, ha supplito accumulando aggettivi, sinonimi e simili; non ha corretto il mancamento interno, ma il verso, ch’è ormai sonoro e riempie l’orecchio.

A’ tempi di re Carlo imperadore.

Sembra che abbia vissuto a que’ tempi senza esser francese. Il Berni ha corretto così:

Regnando in Francia Carlo imperadore.
Non corregge che la superficie.

Non voglio che lasciate il Boiardo scontenti; e, come transizione all’Ariosto, vi leggerò il suo capolavoro: la morte di Agricane, indicandovi le correzioni del Berni.

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Voglio compire questo giudizio sul Boiardo fermandomi sopra un episodio riputato il suo capolavoro, che molti critici stimano non indegno dell’Ariosto: e che non lo è, se, messo da parte la forma, riguardiamo le qualità interne e costitutive del lavoro.

Il soggetto annunzia battaglie e colpi di spada e tutti i soliti ingredienti dei romanzi cavallereschi; ma l’interesse della battaglia rimane qui soverchiato. Le tre quarte parti di ogni romanzo cavalleresco anteriore al Boiardo si aggirano intorno alle battaglie, trastullo delle società nascenti e delle immaginazioni fanciulle, che sono dilettate da tutto ciò ch’è fragore e spettacolo. La storia ha progredito, quando, lasciando le perpetue descrizioni di battaglie, ha impreso a rappresentare la vita interna d’un popolo in corrispondenza con le leggi, le istituzioni, la superficie; ed il romanzo cavalleresco quando non si appaga più del meraviglioso della forza materiale, ma rappresenta le forze e le passioni dell’animo. Dopo le battaglie, il Boiardo in-

F. de Sanctis, La poesia cavalleresca. 6