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62 la poesia cavalleresca

non essere creduto. Ha voluto rappresentare seriamente il trionfo della forza fisica, contro cui tutti, compreso lui, combattevano quando la stampa era inventata, e splendeva l’aurora della civiltà moderna. Fu condotto a ciò da un pregiudizio letterario: concepì il suo poema da pedante e per obbedire a pedanti.

Credette che, a trattar seriamente questo contenuto, bastasse dargli un abito serio, come se uno pretendesse di render serio Triboulet col mettergli un mantello filosofico. Cosi superficialmente concepì il suo poema; non contentandosi di fatti trovati, li volle inventare. Il poema, che non è ancor finito, consta di sessantanove canti tutti inventati da lui col fermo proposito di voler fare qualche cosa di serio, e sono tutti radicalmente ridicoli e buffoneschi.

Cerca di concepir seriamente l’ordito, in modo che i fatti non siano scuciti, ma entrino gli uni negli altri, e crede che il poema sia divenuto serio perché è ordito seriamente.

Le fila son ben ordite; gli episodi che vi getta in mezzo non vi stanno a gambe in aria come quelli del Pulci: hanno sempre uno scopo, o servono a ricreare o a variare o a spiegare avvenimenti futuri, talvolta sono introdotti con un’intenzione morale o filosofica. De’ poi venire alla rappresentazione? non lascia i fatti e le invenzioni con facilità come Pulci, ma cerca di sviscerarli. Se deve dipingere una giostra, vi dirà l’ordine delle sedie e quali personaggi vi sedessero, come vestiti, come armati. Spesso è tanto minuto da sembrare un autore moderno. Dovendo descrivere una battaglia, enumera le schiere, ve ne dice i capitani, determina l’ordine in cui si azzuffano, entra ne’ più minuti particolari che possano dare un’illusione di serietà. Mette gran cura nel colorito; se guardate le parti esterne, il suo poema vi sembrerà daddovero qualche cosa di serio. Eppure, non può darsi nulla di più intimamente ridicolo. Valgano per esempio i sette primi canti, che possono considerarsi come introduzione al poema.

Comincia il poema con una festa: s’alza il sipario fra la gioia de’ convitati ed il rumore de’ bicchieri. Spagnuoli e fran-