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l’ideale 309

come un codino; o almeno come un uomo che vive nelle nuvole, nel regno della luna, mostrando d’ignorare che l’ideale è morto e sepolto — . Ebbene, mi si permetta almeno di farne l’orazione funebre. A me che ho avuto il doloroso compito di ricordare le virtú di molti cari amici estinti sulla loro tomba, non si vorrá negare di dire qualche parola su quella dell’ideale. L’ideale è stato il compagno della mia giovinezza e mi ha fatto tante volte battere il cuore: dicendone l’elogio, forse gli potrò implorare anche dai nemici un requiescat. Non vi nascondo che ho avuto nell’animo di fare questa orazione funebre non senza un segreto desiderio che, quando lo avremo accompagnato alla tomba, noi ci accorgeremo che esso è sempre vivo, anzi immortale.

L’ideale è morto, l’ideale è vivo.

Dunque, come si fa del morto, io mi domando: — Come è nato, quando è nato, come è vivuto, quando è morto, se è morto; e, innanzi tutto, quando l’ideale nasce, come nasce — .

Guardiamo un animale; che cosa è desso? È un essere che non ha altro fine se non la vita, se non di conservare la vita, e conservarla in uno stato di benessere.

Può questo fine dirsi l’ideale?

No, certamente.

Passiamo all’uomo, e consideriamolo dapprima nella sua fanciullezza, quando è quasi animale. Il bambino che corre alla poppa spintovi dall’istinto della vita, fa egli atto ideale?

No. E considerando l’uomo selvaggio, quando esso si dá alla caccia e alla pesca, quando non ha altra regola di moralitá che la conservazione di se stesso, e sacrifica a questa perfino il suo simile, vi ha in esso ideale?

Non ancora.

L’ideale adunque nasce quando nasce nell’uomo il sentimento dell’essere uomo; quando in lui si sviluppa il pensiero; quando concepisce come idea ciò che per esso il giorno innanzi è stato sentimento. Quando l’uomo perviene a generalizzare le qualitá umane e concepire, per esempio, la gloria, la patria, allora nascono le idee. Ma non abbiamo ancora l’ideale: quando una di queste idee diventa l’ideale?