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il circolo filologico di napoli 305

mente, ed a svegliarsi per dare applausi di convenzione. (Applausi) Prime a fuggire sarebbero le signore, ed avrebbero ragione. Non dico che il Circolo non debba avere letture e conferenze: Napoli ha molti uomini illustri, che possono farne, ed interessanti: ce ne sono a Firenze, ce ne sono di piú a Napoli. Che male se al Circolo venisse Luigi Settembrini a leggere una pagina commovente de’ suoi Ricordi; o un poeta, il Persico, che scrive poesie magnifiche, come quella sul Pergolesi; o il Torelli a leggere qualche atto delle sue commedie e a giudicare cosí dell’effetto? Sarebbe bene, poiché, invece di complimenti, si avrebbe la discussione, e il giudizio uscirebbe dal pubblico piú autorevole. (Applausi).

Ricordate bene questo: sono aiuti che domandiamo, non debbono essere una limosina: essi debbono sentire il dovere di venire in nostro soccorso, e noi dobbiamo avere l’orgoglio di contare, sopra tutto, sulle nostre forze, e mostrare che, quando ci è un’impresa di cui Napoli si persuada debba riuscire, siamo abbastanza potenti per farla riuscire.

Sento una certa soddisfazione quando accolgo la speranza che il Circolo possa aver luogo. Noi siamo la vecchia generazione: ce ne andiamo a poco a poco. Tanti amici miei non li trovo piú; ciascuno di noi giá sente la voce dell’eternitá sonargli all’orecchio. E qual soddisfazione sarebbe per me, se si dicesse: — Quest’uomo ha serbato, a quell’etá, un po’ di giovinezza nel cuore, ed ha cercato di aiutare i giovani e dare una spinta alla coltura napoletana — . Non c’è soddisfazione piú bella per un nobile cuore; e voi, in piú tarda etá, giovani, troverete che non avrò indarno spesa la mia vita.

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Il nostro progetto in meno di un mese è divenuto una realtá, grazie al concorso di tutte le classi di questa cittadinanza. Perché la nostra istituzione abbia piú larga base, si è lasciato aperto il comitato direttivo, che potrá accogliere un numero indefinito di nomi, non essendo un posto di ambizione ma di sacrificio. (Bene).

F. de Sanctis, La poesia cavalleresca. 20