Pagina:De Sanctis, Francesco – La poesia cavalleresca e scritti vari, 1954 – BEIC 1801106.djvu/308


il circolo filologico di napoli 303

fondò uno ad Alessandria, uno a Genova, e poi lo ebbero Milano e Roma e Palermo e Ancona, ed anche Trieste, che volle fare atto d’italianitá. Non è dunque maraviglia che io, dopo lunghe e involontarie peregrinazioni ritornato all’insegnamento ed in Napoli, nel centro delle mie amicizie, nella mia patria naturale, abbia avuto fra i primi pensieri quello d’istituire qui un Circolo filologico. Andai a Firenze, dove feci pure una lettura, e m’informai, e dal Consiglio direttivo del Circolo ebbi tutti gli schiarimenti. Mi rivolsi a Torino, ed il presidente gentilissimo mi scrisse una lettera. Gli avevo annunziato che a Napoli alcuni volenterosi volevano costituire un Circolo filologico, ed egli mi scrisse: «Vogliate porger loro le mie congratulazioni e pregarli a nome mio e de’ miei colleghi a contare su noi per tutti gli schiarimenti occorrenti. Il Circolo filologico mantiene costanti e amichevoli rapporti con le Societá consorelle di Genova, di Alessandria, di Palermo, ecc., e sará lieto ed orgoglioso di aggiungere a sí eletta corona il nome del Circolo filologico di Napoli».

Dapprima incontrai, non dirò ostacoli, ma voci scoraggianti, perché in un paese grande, quando non si può avere un’opinione fermata, non mancano scettici, sopratutto a Napoli, che è un fuoco di paglia presto acceso e presto consumato, e dove la perseveranza è una virtú che si lascia molto desiderare. Quindi, ora un andare e ora un retrocedere.

Bisogna confessare che noi Italiani, e specialmente noi dell’Italia meridionale, siamo molto distanti dai centri della cultura europea. Finora non fummo ancora una voce, ma un’eco tarda e lontana. Si senti bisogno di studiare il francese, quando in Italia non avemmo piú l’iniziativa intellettuale; e al nostro greco e al nostro latino si aggiunse il francese per metterci a contatto della coltura di fuori. La Francia, nel secolo decimottavo, fu il grande intermediario, il magazzino generale della merce intellettuale. Ma oggi non basta; non ci è un popolo che possa dire: — La cultura sono io — . Nessuno oggi ha diritto a dirsi uomo colto se conosce solo il francese. In Italia ed in Napoli c’è un progresso, molti conoscono le lingue viventi; ma