Pagina:De Sanctis, Francesco – La poesia cavalleresca e scritti vari, 1954 – BEIC 1801106.djvu/233

228 commerazioni

cui storia è cominciata cosí gloriosamente in Venezia, come la sua alla Maddalena, non dimenticherete, son certo, che colui, il quale lasciava in ereditá la sua memoria ed il suo esempio, ha continuata la sua storia puro da ogni ambizione, né ha tratto mai la sua spada che in servizio della libertá e dell’Italia.

Uomo di tre rivoluzioni, quando tu l’incontravi, quante rimembranze! Portavasi appresso le ombre di Pagano e di Cirillo, e di Ettore Rossarol, e di Giuseppe ed Alessandro Poerio; vedevi in lui tutta la nostra storia. Ohimè! E questa storia non è ancora finita. L’uomo della Maddalena, l’uomo di Monteforte, l’uomo di Venezia ha vivuto indarno settantadue anni; ha veduto il Piemonte, ma non ha veduto ancora l’Italia! Quante volte si è detto: Ecco: siamo liberi: Ecco, abbiamo un’Italia! E tutto spariva come un sogno! E da capo per la via dell’esilio! Oh addio, Guglielmo Pepe! Noi ti poniamo appena nella tomba, e ripigliamo il tuo lavoro. La tua storia finisce dove finisce la storia d’Italia: ché ultimo tu tenevi alta la sua bandiera mestamente tremolante di su’ bastioni di Venezia sulla universale rovina. E noi la continueremo questa istoria; noi la rialzeremo quella bandiera. Sacra bandiera d’Italia, accompagnatrice di cadaveri, testimone delle nostre sventure; oh! venga il giorno, che tu accompagni le immagini de’ nostri padri gloriosi nel tempio della Libertá, dove noi li santificheremo!