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i8 la poesia cavalleresca


Quali erano i loro mezzi di azione? Se io ti pongo i ferri a’ piedi e ti dico: se’ libero: dirò, è vero, giacché la libertà dipende dalla mente. Ma in un poema epico bisogna che vi sia non la rappresentazione lirica della libertà, ma la rappresentazione degli effetti della libertà.

Il loro mezzo d’azione era la forza fisica; sproporzionata, esagerata, resa così straordinaria da render ragione di tutti i fatti straordinari.

Certamente la virtù, l’ingegno sono per l’uomo qualità più apprezzabili della forza fisica, e la virtù la castità l’ingegno più apprezzabili per la donna che la bellezza la grazia e la venustà. Ma la forza fisica nell’uomo e la bellezza e la venustà nella donna sono le qualità che destano principalmente l’interesse poetico. Nessun personaggio è più epico di Achille, tipo della forza fisica. In tempi più civili e spirituali, il concetto morale surroga il concetto estetico. Allora si hanno il pio Enea e il pio Goffredo, personaggi freddi e sprovvisti di sublimità. Ciò che dunque è più interessante nell’epica è nell’uomo la forza fisica, nella donna la bellezza; giacché la materia della poesia è la forma; e la forza fisica è immediatamente plastica; i sensi e l’immaginativa afferrano subito i fatti materiali, mentre l’ingegno è una forza interna e spirituale. Finché nell’estimazione dell’uomo dura prima la forza fisica, dura la poesia epica ed il regno degli eroi. Ora non solo nel romanzo cavalleresco vi è la forza fisica, ma è tanto sollevata da spiegare tutti i più maravigliosi avvenimenti. La forza è gigantesca. Il Carlo magno di Turpino che professa di scrivere una cronaca e non un romanzo avea otto piedi d’altezza, e notate, dice il cronachista, otto piedi de’ piedi suoi che erano straordinariamente lunghi; aveva la fronte larga un piede, il naso lungo un palmo, gli occhi come carbonchi ardenti, tanto che niuno poteva sostenerne lo sguardo; era tanto forte che poteva sollevare di terra sulla palma fino al livello della sua fronte un guerriero armato di ferro; egli mangiava (uomini così forti dovevano scuffiar bene) non del pane, ma un montone, o due coste di porco o due galline. Questi particolari che vi fanno sghignazzare sono narrati dal cronachista