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scrivere fu un sacro giuramento, un pubblico votarsi alla libertá o alla morte. Da quel tempo la scena si è spesso mutata; nel rapido avvicendarsi di uomini e di cose trovi appena l’uomo di questo o quell’atto; il Pepe è l’uomo di tutto il dramma. Quel cuore di sedici anni voi lo trovate infino all’ultimo giorno sempre quello; la stessa eroica spensieratezza, lo stesso obblio ne’ pericoli, a settantadue anni quella fede e quelle illusioni.

La rivoluzione lo colse in quell’etá, in cui l’anima quasi ancora fanciulla esce appena dai puerili trastulli. I primi balocchi di questo sublime fanciullo furono cannoni e bombe; le sue prime sensazioni ferite e percosse; i suoi primi amori furono libertá ed Italia. Si è da molti lodata la carica della cavalleria inglese a Balaclava, e si è detto: solo le truppe regolari sono capaci di questo sublime sacrifizio di sé alla disciplina. Ah! non siate ingiusti coi popoli! Non li vantate tanto un giorno, e non li calpestate tanto un altro! Sulla strada di Portici e Torre Annunziata stavano alcune migliaja di repubblicani, a cui era pervenuto ordine da Napoli di recarsi in ajuto della pericolante cittá. La strada era ingombra da quarantamila tra sanfedisti, russi e turchi, tutti rivolti contro quel piccolo drappello. Ma che importa? ubbidirono, volendo dare di sé esempio memorabile agli uomini liberi. Stavano innanzi sessanta uomini, tutti uffiziali, fatti soldati con l’archibugio in ispalla, e tra essi il nostro giovane di sedici anni. Fu un’immensa strage; morirono vendicati. Il giovinetto ferito di bajonetta e poi di sciabola, riversato, calpesto, percosso e spogliato, fu in camicia menato in carcere. Queste furono le prime lezioni di Guglielmo Pepe, piú utili assai che non te le dánno le scuole. La sua istruzione fu compiuta nel carcere. Stavano quivi stivati settecento repubblicani. In quella immane catastrofe molti avevano smarrito il senno. Berio si aggirava gridando e respingendo con le mani i suoi compagni: credeva di trovarsi ancora in mezzo alle strade combattendo. Marino Guarano era quasi impazzato. Fra tanti dissennati, fra tante disperazioni, i soli giovani serbavano un’allegra spensieratezza. Chiamavansi cittadini. Discutevano di libertá. I poeti improvvisavano; altri, imitando i pubblici oratori,