Pagina:De Sanctis, Francesco – La poesia cavalleresca e scritti vari, 1954 – BEIC 1801106.djvu/148


v. l’«orlando furioso» i43

nasce questa simpatia? Riunisce in sé il doppio meraviglioso, epico e cavalleresco. Dei fatti ordinari possono fare effetto altamente estetico: è falso che il poeta non debba rappresentar la «realtà, che anche plebea, può divenir poetica quando il poeta penetra nel cuore di chi la produce. Due innamorati che si sposano è fatto ordinarissimo; ma farà sempre impressione quando l’autore sappia rappresentare in esso la storia interna del cuore umano. L’Ariosto tende a rappresentare sempre queste cose fuori della realtà, come tutti i poeti de’ tempi in cui non si è ancora cominciato ad analizzare il cuore umano. Vi mette innanzi fatti straordinari, stravaganti. La poesia cavalleresca rappresenta l’epoca della civiltà in cui si pensava più alla sensazione che al sentimento. Rodomonte è meraviglioso, come una macchina tremenda. L’epica si apre nell’Ariosto con Rodomonte. Rodomonte è lo spirito individuale spinto sino alla follia.

V’ho tracciato tutta la sua storia finché si presenta a Carlomagno. È la fine di Rodomonte, e non è stato mai tanto interessante quanto morendo. Si presenta alla fine del poema che alloppiava con gli amori matrimoniali di Bradamante e Ruggiero, colla descrizione del talamo e della tenda nuziale, in cui il poeta s’intrattiene con compiacenza da cortigiano. Ma ecco un guerriero, ospite non invitato, che ci sveglia, rompe l’idillio e con chiude epicamente il poema. Questo matrimonio è un romanzo aggiunto, ed indipendente dal Furioso, che termina con la morte di Agramante. Tutto a un tratto, mercé questa apparizione di Rodomonte, lo ricongiunge al poema. Rodomonte era sparito e credevate che l’Ariosto se ne fosse dimenticato, come di Sacripante, ed ecco che ritorna. È una reminiscenza epica, un ultimo carattere epico, aggiunto alla poesia che degenerava in un romanzo idillico.

È il più superbo de’ cavalieri erranti: fortissimo quanto Orlando. Ed eccolo in una situazione tragica come una vittima del destino. Dapprima desta curiosità co’ panni neri, fra quella festa. Si avanza senza salutare, le sue parole sono brevissime:

— Son, disse, il re di Sarza, Rodomonte,
Che te, Ruggiero, alla battaglia sfido;