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v. l’«orlando furioso» | i3i |
ture principali intorno a cui si aggruppano le altre, sono gli amori di Orlando e d’Angelica, di Ruggiero e Bradamante.
Il primo nome che incontrate nel Boiardo è quello d’Angelica che comparisce nella sommità della bellezza, della potenza, della ricchezza e della fortuna. Anche in Ariosto compare per la prima, ma è una donnicciuola non più regina, scortata, difesa; ma sola, schernita come una donna di mondo, che fugge dubitosa della vita e dell’onore; Ariosto la getta nel fango per fare la controparte del Boiardo; la presenta quale poteva e doveva essere: una donna, non più una maga: una donna bellissima, vana, menzognera, perfida, come la donna di Heine, e la sua perfidia è siffattamente temperata con la beltà che riesce simpatica.
Dipinge il suo sbigottimento con uno di quei paragoni che sa fissare in una ottava:
Qual pargoletta damma o capriola, Che tra le fronde del natio boschetto Alla madre veduta abbia la gola Stringer dal pardo, e aprirle ’l fianco o ’l petto. Di selva in selva dal crudel s’invola, E di paura trema e di sospetto; Ad ogni sterpo che passando tocca. Esser si crede all’empia fera in bocca. |
Sopraggiunge Sacripante. Trasformato sviluppando il ridicolo non avvertito dal Boiardo, che gli faceva fare seriamente il patito, costui si mette a piangere Angelica perduta: e qui si trova l’ottava sulla rosa imitata dal Poliziano, e imitata dal Tasso, di cui vi parlerò paragonandola con le altre due, quando parlerò del Tasso.
Angelica gli si mostra, gli promette mille cose ed in cuor suo pensa a farsene scortare fino in India e poi disfarsene. Sa-