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i02 | la poesia cavalleresca |
sciato appena il cielo è una forma appartenente al mondo d’immaginazione dell’Ariosto; la forma e l’espressione divengono sublimi:
Dovunque drizza Michel angel l’ale, Fuggon le nubi, e torna il ciel sereno; Gli gira intorno un aureo cerchio, quale Veggiam di notte lampeggiar baleno. |
Questo tono elevato riesce tanto più sensibile, in quanto contrasta co’ versi precedenti e seguenti. Dopo avere strisciato, si leva ad un tratto.
L’Ariosto è sobrio quando dee rappresentare le parti poetiche; ma non ritorna al tono precedente: l’ironia a poco a poco va fino alla satira. Di naturale il tono divien comico e faceto. L’Angelo comincia un ragionamento: dove trovare il Silenzio, e finisce per dire, con convincimento, che dev’essere nei monasteri dove sta scritto dappertutto. Il comico è tutto relativo all’Angelo: corre al convento: «Non è silenzio quivi...». L’ironia sarebbe solo nel fatto:
E gli fu ditto Che non v’abita piú, fuorché in iscritto. |
Di qui l’ironia si svela: il poeta intende di farvi ridere, e non abbandona più questo campo. Il non trovare il Silenzio è meraviglia per l’Angelo. Avea pensato di trovar con quello altre virtù, e non solo non ve le trova, ma vi trova i vizi contrari; e quel riso mutasi nel riso amaro dell’indegnazione:
Né Pietà, né Quiete, né Umiltade, Né quivi Amor, né quivi Pace mira. Ben vi fur già, ma nell’antiqua etade; Ché le cacciâr Gola, Avarizia ed Ira, Superbia, Invidia, Inerzia e Crudeltade. |
Qui è come un uomo che, vedendo una cosa che non sta bene e d’apparenza ridicola, prima ride e poi s’indegna. Ritorna il ridicolo: ridicolo obbiettivo nelle impressioni dell’Angelo. L’An-