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44 la giovinezza

spirito, e talora si movevano le mani come per dare uno scappellotto. Quegli scrittori vivi mi parevano divenire pezzi di anatomia, entro i quali quei giovinotti cercavano faticosamente la costruzione. Quel contare sulle dita, quel fare la cantilena, quello stupido recitare a memoria, quel darsi i pizzicotti mentr’io mi sfiatava, m’era intollerabile, mi dava sui nervi.

Alcun conforto prendeva, quando veniva la volta delle classi superiori. Erano miei coetanei, e ci capivamo meglio. Posi loro in mano le lettere di Annibal Caro. Era una novità ardita che piacque. La base dello studio era il latino. Per l’italiano, oltre la lettura del Tasso, non c’era altro. Prima si destò la curiosità; poi si cominciò a spigolare frasi; ma questo gioco presto venne a noia a me ed a loro. Cominciai a fare osservazioni sopra i sensi delle parole, sul nesso logico delle idee, sulla espressione del sentimento, sulle intenzioni e sulle malizie dello scrittore. Erano cose nuove per loro e per me, che faceva con que’ comenti improvvisati opera sottile e ingegnosa. Si andò tantom innanzi che ne usci un trattatello sul genere epistolare, di cui fece una bella copia un tal Francesco Durelli. Bassa persona, faccia terrea, occhi piccoli senza espressione, fisonomia senza colore, mi pare ancora di vederlo questo ragazzotto, che m’era inferiore d’età. Si era stretto a me; mi veniva a trovare spesso; mi lusingava con lodi esagerate, che per la prima volta accarezzavano il mio orecchio. Io, inesperto della vita e degli uomini, in un momento d’abbandono gli dissi le mie angustie: — Che sarà di me? — E lui a spacciar protezioni, a vantar nobili parentadi e grandi amicizie; e io apriva gli occhi e beveva tutto. Mi parlò di un tale Schmückler segretario della Regina Madre, e suo grande amico, e — Gli voglio mostrare questo tuo trattatello; vedrà che tu sei forte nel genere epistolare e ti prenderà a’ suoi servigi; ma tu devi raggiustare la tua calligrafia — . Io mi feci venire un maestro, e cominciai a tirare aste in su e in giù, a studiare il maiuscolo e il corsivo, il francese e l’inglese.

La scuola non mi rendeva nulla, ché zio Pietro intascava tutto. Spesso mi mancava il necessario per comparire innanzi alla gente, ancoraché fossi trascuratissimo nel vestire. Mi si porse