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essenza 233

finito o l’essere posto. L’estrinseca riflessione è così il sillogismo in cui sono i due estremi, l’immediato e la riflessione che lo determina: il mezzo termine è il loro rapporto, il determinato immediato, ma l’immediato appartenente solo ad un estremo, e la determinazione o negazione solo all’altro estremo. Ma in secondo luogo essa è il rapporto dell’immediato su di sé come negativo: essa pone l’immediato, che perciò diventa negativo o determinato; ma perché essa come supponente suppone l’immediato, essa è immediatamente il toglimento del suo porre: nel negare nega il suo negare. Ma come toglimento del suo negativo immediato essa è immediatamente porre; sicché il porre da cui appare aver cominciato, non è un estrinseco a lei, ma immanente in essa. L’immediato è così lo stesso che la riflessione estrinseca, non solo in sé cioè per noi, ma è posto di esser lo stesso. Cioè esso mediante la riflessione estrinseca è determinato come altro o negativo; ma essa stessa nega questo suo determinare. Cosi l’estrinsechezza della riflessione rispetto all’immediato è tolta: il suo porre negante se stesso è il concordare di sé col suo negativo o immediato, e questo concordare è l’essenziale immediato stesso. Essa è quindi non l’estrinseca, ma l’immanente riflessione dell’Immediato — riflessione determinante.

c)

RIFLESSIONE DETERMINANTE


Essere posto come immediata negazione.

Porre — supporre — porre. Il porre comincia dal niente: la determinazione posta non è un altro, ma solo un posto o momento della riflessione: immediato non uguale a sé, ma negante sé; esso è non per sé, ma solo in rapporto alla riflessione. Ma così è esso solo nella riflessione, non la riflessione compiuta o determinante — solo prima immediata negazione, corrispondente all’esistere nella sfera dell’essere. Esso è l’esistere vero, quello che è in sé, non determinazione essente, ma un negativo, un semplice rapporto solo al ritorno in sé. Esso perciò rispetto