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gnarono tutti. Preso l’aire, c’immergemmo in quegli studi. Furono molto gustati la Cantica; un Salmo di Davide, dove dalla contemplazione delle cose create si argomenta la potenza e la grandezza del Creatore; e qualche Treno di Geremia. Era per noi come un viaggio in terre ignote e lontane dai nostri usi. Con esagerazione di neofiti, dimenticammo i nostri classici, fino Omero, e per parecchi mesi non si udì altro che Bibbia. C’era non so che di solenne e di religioso nella nostra impressione, che alzava gli animi. Chiamammo questo sentimento il divino, e intendevamo sotto questa parola tutto ciò che di puro e di grande è nella coscienza. Mi maraviglio come nelle nostre scuole, dove si fanno leggere tante cose frivole, non sia penetrata una antologia biblica, attissima a tener vivo il sentimento religioso, ch’è lo stesso sentimento morale nel suo senso più elevato. Staccare l’uomo da sé, e disporlo al sacrificio per tutti gl’ideali umani, la scienza, la libertà, la patria, questo è la morale, questo è la religione, e questo è l’imitazione di Cristo. Le mie impressioni erano vivaci, perché sincere, e partecipate da quella brava gioventù. Io non cercavo le frasi per fare effetto e per eccitare applausi; essi se ne accorgevano, sapevano che a me era più grato il loro raccoglimento che il loro battimano. Volevo la serietà delle impressioni. — Cosa mi fanno i vostri applausi, quando, usciti di qua, non resta che un vaniloquio? No, la scuola dee essere la vita; e quella lezione è bella che vi avrà resi migliori — . La scuola era il riflesso della mia anima, e rassomigliava più a una chiesa che a un teatro.

Venendo alla lirica italiana, mostrai perché noi non avevamo avuto lirica né religiosa né eroica. Questa lirica è voce di popolo sotto forma individuale, come si può vedere nei canti biblici, dove il vero cantore è il popolo ebreo, nel suo clima fisico e morale. Tale lirica è la voce delle genti primitive, e si confonde con i tempi mitici ed epici. La lirica italiana ha avuto la sua voce universale nella Divina Commedia, che oltrepassa i confini d’Italia ed è il poema religioso del Medio Evo. Il sentimento religioso ed eroico non ha avuto presso di noi un accento nazionale. Ci sono delle così dette poesie sacre o eroiche, dove cerchi