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4 la giovinezza

il collo, quando si voleva scappare. Non c’era di che non si facesse qualche rottura, e la nonna a correrci dietro, e ci strillava e ci tirava le orecchie. A me voleva un gran bene, perché diceva ch’io non rompevo mai niente e mi stavo quieto: e in verità innanzi a lei faceva il santo, e naturalmente era tranquillo, e non mi movevo se non mosso dagli altri. — Vedete Ciccillo se rompe mai niente! — diceva stizzita la nonna a Giovannino; e la madre di Giovannino rispondeva: — Gli è che Ciccillo non fa mai niente, e Giovannino fa tanti servizii di casa, Giovannino di qua, Giovannino di lá —. Ed era la veritá: quando Giovannino metteva la tavola, e rompeva piatti e bottiglie, io me ne stavo in un cantuccio a leggere: facevamo Marta e Maddalena. Nonna e mamma mi volevano bene; ma i compagni che mi vedevano cosí restio, mi chiamavano uno stupido, e Costantino diceva: — Non sa neppure il pane che si mangia —. Mi piaceva più fare il tric trac o la dama con zio Francesco che correre e vociare con Costantino. Parlavo poco, avevo la faccia malinconica. — Sempre con questo libro in mano! — gridava papá, che era uomo allegro e turbolente e spesso si mescolava coi fanciulli a fare il chiasso.

Tra i miei piccoli amici v’era Michele Lombardi, a cui volevo un gran bene, ed era un nostro vicino figlio d’un contadino. Andavo spesso a visitarlo, e sua mamma Rachele mi faceva trovare la migliazza, e quei cibi grossolani e quelle maniere alla buona mi piacevano assai, e stavo più volentieri e mi sentiva piú io in mezzo a quella gente tutta alla naturale, che in mezzo ai galantuomini, coi quali dovevo studiare i modi e le parole per non parere un male educato.

A nove anni passò questa vita allegra. La nonna ci condusse a Napoli, me e Giovannino, e ci consegnò a zio Carlo. Lo zio aveva per lei venerazione grande, e la tenne seco due mesi. Nei dí festivi ella ci menava a chiesa, e ci faceva fare le orazioni e sentire la messa. Noi stavamo ginocchioni, con le mani giunte e la testa bassa, pregando accanto a lei. Un dí volsi un po’ la mia testolina e vidi vicino a me un lazzarone, che stava tutto disteso per terra e diceva Avemarie. Non so come mi venne in capo di fare lo stesso, parendomi che quello