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altri che tradusse o compose. Si vede anche nel metro la filiazione.

La scena di questa contemplazione è il monte Tabor, dov’egli soleva passeggiare, fermandosi in uno dei siti più solitarii, all’ombra di una siepe che nascondeva alla vista gran parte dell’ultimo orizzonte. Siede e mira. La contemplazione ha la sua sede, non nella vista materiale circoscritta dalla siepe, ma nel suo spirito pensoso e concentrato. Vede un pezzo del cielo, ode lo stormire del vento, e non ci si acqueta e non ci si addormenta, come fa il pastore di Mosco sotto il platano chiomato, natura anche lui. Qui la vita naturale ed esteriore è un semplice stimolo che sveglia il pensiero e dá le ali alla immaginazione. Perciò non è qui un vedere, ma un’immaginazione, un fingere: «io nel pensier mi fingo». La solitudine, la malinconia, la vista e l’impressione della natura suscitano una disposizione religiosa, la quale altro non è se non un alzarsi dello spirito di lá del limite naturale verso l’infinito. E questa è davvero una contemplazione religiosa. Nello spirito non c’è un’idea preconcetta dell’infinito, alla quale l’immaginazione adatti le forme, come si vede nei poeti moderni, in cui fiuti sempre la presenza di un’idea astratta nel maggior lusso delle forme. Qui non c’è niente di filosofico, come sará in poesie posteriori. È una vera contemplazione, opera dell’immaginazione, con la sua ripercussione nel sentimento, com’è lo spirito religioso.

In verità questo puro alito religioso, proprio dei contemplanti solitarii, a cominciare da’ romiti e padri del deserto, in quel tempo di scetticismo e d’ipocrisia, tu non lo trovi quasi che in solo questo giovane di ventun anno. Innanzi a lui non ci sono idee, ma ombre delle idee, non c’è il concetto dell’infinito e dell’eterno, ma ce n’è il sentimento. Appunto perché la contemplazione è opera combinata dell’immaginazione e del sentimento, e non giunge fino al concetto, e non dà alcuna spiegazione, vi alita per entro un certo spirito misterioso proprio delle visioni religiose. Il mistero aggiunge all’effetto.

Ti sta avanti non so che formidabile, che ti spaura, un di là dall’idea e dalla forma. Tu non puoi concepirlo e non puoi