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diviene un lamento pieno di grazia e di dolcezza. Più che il c r e s c e n d o il poeta ama lo s m o r z o, quella voce romorosa, che muore a poco a poco, come un canto che si allontana e ti penetra nell’anima e ti gitta in fantasia.

Con questo rilassamento finisce la statua dell’Italia, e la statua de’ morenti in Russia, e quella dei morti alle Termopili. Anche l’ultima stanza finisce con un melanconico ripiegarsi di Simonide nella sua persona. Evidentemente il poeta riesce più nel delicato e nell’appassionato, come porta la sua natura tenera e malinconica.

La seconda canzone non è che questa medesima, ingrandita e amplificata con maggior solennità e artificio. È il vecchio fondo latino, epico, magniloquente, riscaldato da movenze oratorie. Anche qui entra in iscena la gioventù italiana caduta nei boreali deserti, e se ne fa una descrizione pittoresca. Si può dire anzi che questo sia il corpo della canzone. Certi concetti e movenze e forme nuove annunziano vivezza e profondità d’ingegno. L’ultimo concetto ha del gigantesco. Ma vi desideri quella spontaneità e scioltezza che è nella prima canzone. A me, in tanta pompa e solennità di giri e di suoni, il poeta fa l’effetto alcuna volta di un uomo tutto teso in un abito di cerimonia.

Certamente, queste due canzoni mostrano un progresso non piccolo verso i lavori antecedenti. L’argomento patriottico e nuovo desta nel poeta una viva partecipazione, e gli comunica uno slancio e una ispirazione che si mantiene insino alla fine. La forma, ancorché convenzionale e ricordevole, acquista dal calore e dalla sincerità del sentimento un moto celere e un’aria di originalità, e te ne senti attirato e compiaciuto, come di forma bellissima in questo genere letterario.

Vero è che in questa bella forma penetrano certi latinismi, e certe durezze, anche improprietà, le quali attirarono addosso all’autore le critiche dei puristi, che salirono in cattedra e gli fecero la lezione. Anche Pietro Giordani gli fece osservazioni simili, rimbeccate da lui con ostinazione d’autore, con più spirito e dottrina, che gusto. Passato il primo umore, corresse molte di quelle mende, come si vede nelle altre edizioni.