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viii. 1817 - corrispondenza con giordani | 61 |
grande saresti dei quarti e dei quinti». E l’altero giovane rimbecca: «Questa mi par superbia vilissima e indegnissima d’animo grande». Veggo il giovane sulla cima della piramide, e Giordani strisciare tra la moltitudine.
Sbrigatosi delle massime, il giovane entra a fare una descrizione di Recanati, rilevata dal confronto delle grandi città. E non è già una descrizione umoristica o satirica, non epigrammi, non frizzi, non sarcasmi; il suo stato lo punge troppo, perché egli ci possa scherzare sopra. Non ci è neppure la forma dell’odio e della collera, perché infine la «povera città non è rea d’altro che di non avergli fatto un bene al mondo». È un ritratto senza frasi e senza generalità, concepito subiettivamente, vale a dire in relazione con la sua persona, pieno di fatti e di particolari, rapido, con un calore sempre vivace; è lui protagonista, lui che ne è il martire e che alla fine scoppia: «Che cosa è in Recanati di bello? che l’uomo si curi di vedere o d’imparare? niente».
E qui lo stile si colora e si accentua, e viene fuori tutta quella vita intima, con un’angoscia sincera che ti si comunica e s’impossessa di te:
Iddio ha fatto tanto bello questo nostro mondo, tante cose belle ci hanno fatto gli uomini, tanti uomini ci sono, che chi non è insensato arde di vedere e di conoscere, la terra è piena di meraviglie, ed io di dieciott’anni potrò dire: — In questa caverna vivrò, e morrò dove son nato — ?... Aggiunga l’ostinata, nera, orrenda, barbara malinconia che mi lima e mi divora, e collo studio s’alimenta e senza studio s’accresce... Che parla ella di divertimenti? Unico divertimento in Recanati è lo studio; unico divertimento è quello che mi ammazza: tutto il resto è noia... Veggo ben io che per poter continuare gli studi bisogna interromperli tratto tratto, e darsi un poco a quelle cose che chiamano mondane; ma per far questo io voglio un mondo che m’alletti e mi sorrida, un mondo che splenda (sia pure di luce falsa) non un mondo che mi faccia dare indietro a prima giunta, e mi sconvolga lo stomaco e mi muova la rabbia e m’attristi.
Questa è la sua vita intima, e di questa ha fatto il suo piedistallo.