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30 | giacomo leopardi |
È un lampo di poesia; l’anima consapevole e commossa del traduttore ci vive dentro. E questo senti qua e là negl’Idillii, materia meglio proporzionata a quell’età e a quella natura d’ingegno. E soprattutto nell’idillio quinto, il più compito esempio di poesia, che sino a quel tempo ci abbia dato.
Poinsinet lo intitolò la Paresse, e il nostro giovane lo lasciò senza nome, non volendo abbassare quella materia con un titolo, il quale esprima di quella il lato esteriore e grossolano.
Qui l’anima è rappresentata nello stato di riposo, senza alcuna iniziativa, cullata dolcemente dalla bella natura, e la contempla e la gode, e non cerca altro. Potrebbe l’idillio intitolarsi La quiete o Il riposo.
Un pastore contempla il mare tranquillo, dolcemente increspato, e dimentica la musa e guarda e gode. Ma il mare è in tempesta e il pastore ripara in selva oscura, e sta ben così tutto solo al canto del pino e al mormorare del rivo e sotto la chioma di un platano, e mostra il suo godimento.
Il concetto è l’instabilità del mare e come infelice è la vita del pescatore, e che contento è quel sentire sotto di sé la terra salda e sicura.
Ma una poesia non si giudica dal concetto, e tanto meno dal fatto materiale, a cui quello si riferisce.
La poesia è nel sentimento o nel motivo musicale, di cui quel fatto e quel concetto non sono che il semplice e il rozzo materiale.
Il motivo o il sentimento di questo idillio è l’anima isolata dalla società; pura di passioni e di cure, nella sua solitudine e nella sua tranquillità divenuta una con la natura, e in quella vive e si appaga. Sentimento primitivo e semplice. Questa vita