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310 | giacomo leopardi |
biettiva. Il pastore con la sua ignoranza riabbellisce il mondo, lo ripopola di apparenze, restituendo il modo primitivo di rappresentar la natura, così caro presso Omero. Nel tempo stesso accanto all’antica plastica rinasce l’antica serenità di animo anche in mezzo al dolore. Niente vi è affermato; tutto vi pende e vi trema innanzi, accompagnato con una perfetta grazia e semplicità; il fanciullesco dell’età primitive si riproduce nel plastico, nel sentimento e nella forma tecnica.
Questo mondo finora è solo negativo; ma il Leopardi ricrea col sentimento quello che ha distrutto con la ragione; e ritorna in questo mondo l’antico ideale con tutto il suo corteggio di passioni sotto il nome di amore. Il Leopardi esprime con la più viva passione e con molta forza plastica l’ideale, specialmente nel Pensiero dominante e nella canzone Alla sua donna; se non che il cuore non può liberarlo dalla ragione; ed in certi momenti ritorna nella disperazione di Bruto, come nei versi A sé stesso; ma la sua poesia tocca la perfezione quando il contenuto vi sta in intero; quando forma ed accarezza l’immagine per distruggerla di un colpo. Tale è Amore e morte, e la Nerina, e la Silvia, e il Consalvo; tale è Aspasia. In quest’ultima poesia comincia però a penetrare un po’ di amarezza, ed una certa ironia fredda nelle altre con un filosofare troppo scoperto vi annunziano che la poesia muore nella sua anima. Muore allora il poeta e nasce il prosatore.