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dalle lezioni zurighesi | 309 |
che gli uomini danno alla bellezza sull’ingegno. Questo concetto è sviluppato anche femminilmente. La bellezza della natura la commuove; dalla donna disperata esce fuori la poetessa. Indi viene un malinconico ritorno in sé stessa: vede la natura sì bella e sé brutta. Le pare che, come è dispregiata da Faone, sia dispregiata da tutto il mondo, che il margine ed il sole rida ma non a lei, che gli uccelli salutino ma non lei, che il rivo la fugga. Il sentimento è anch’esso femminile. Saffo si eleva al concetto della miseria e del mistero della vita; ma non accusa, non si rivolta; Giove è per essa sempre il padre; ci è una malinconica rassegnazione congiunta con una leggerissima ironia. Saffo non muore per affrancarsi da Giove; muore per liberarsi dalla bruttezza del corpo e perché senza Faone non può vivere: muore come donna e come amante. Le sue ultime parole non sono accenti feroci di disperazione, ma una specie di canto funebre e stanco.
Dopo, Leopardi si esercitò a sottomettersi il verso: di che rimangono i suoi frammenti. Il che nota il passaggio ad una forma e ad un contenuto più perfetto. Il tipo della forma adoperata nel Bruto e in parte nella Saffo è il latino: periodi lunghi, collocazione artificiosa, scelta di parole, verso lungo e imitativo, con poche interruzioni di settenari e di rime.
La forma si stacca dal pensiero e chiama l’attenzione in sé. Ora, il progresso del Leopardi è nell’annullamento della forma, di modo che l’istrumento sparisce ed il pensiero passa direttamente. Nel tempo stesso, il contenuto si disacerba; la situazione esce da quella tensione che si sente in Bruto e Saffo; il mistero e la miseria della vita sono considerati come lo stato naturale dell’uomo, contro il quale non vale insorgere; onde penetra nel contenuto una certa rassegnazione tranquilla come sentimento ed una graziosa semplicità come forma. Di che fa fede il frammento sulla foglia, la poesia Alla luna e sopra tutto l’altra del Pastore errante.
Il mondo è quale pare a Bruto ed a Saffo nel delirio della disperazione; il mondo è quale appare al pastore nel sommo dell’ignoranza. Ci è un concetto assoluto sotto un’apparenza sub-