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xxxvii. «silvia» 271

mistero. La vita nelle sue gioie, nelle illusioni della giovinezza non è stata per lui altro che un sottinteso, un antecedente o un punto di partenza. Vi si è fermato alquanto nella Vita solitaria, ma è una descrizione brevissima, mescolata di lacrime; non è la pura gioia della vita giovanile e non è una rappresentazione. Qui la giovinezza, nei suoi sogni e nelle sue brevi gioie, è colta dal vero e fissata in una scena drammatica. Pure, questa breve evocazione di una vita gioiosa ha già nel suo seno il tarlo della morte. Questo è passato, questo è rimembranza. E non una volta il poeta cade in oblio, mai non usa tempo presente; quel «vedevi» e «avevi» e «solevi», quei passati in rima che danno l’intonazione, ti fanno venire il brivido.

A nove anni di distanza tornano innanzi al poeta le memorie giovanili, gli torna il mondo quale lo fantasticava allora; e oggi può con ragione dire: «questo è quel mondo?». Il passato, posto come passato, gitta il velo funebre dello sparire su tutta la rappresentazione e vi imprime un carattere melanconico. E discorrere di quel passato con lei, chiamarla, parlare alla morta, come fosse lì, viva, innanzi a lui, aggiunge alla malinconia dolcezza e tenerezza.

Ci è qui dunque tutta quella partecipazione d’anima che e necessaria per dare a questa storia un carattere d’individualità, quel finito, quel contorno ch’è proprio di cosa reale.

La situazione è così chiara come semplice, la formazione è completa.

Ma questa poesia oltrepassa il limite di un fatto individuale e prende proporzioni colossali. Non è questa la sorte singolare di due individui, ma è «la sorte delle umane genti». La natura non ha ingannato solo quei due, ma inganna tutti «i figli suoi». «Non rende quel che promette». Questo è carattere comune a tutta la poesia leopardiana; il senso generale fa stacco a modo di sentenza o di riflessione, e talora raffredda l’impressione che ti viene dal particolare. Ma qui è fusione completa. Il senso umano della poesia è così intimamente fuso col senso individuale che sembra parte di quello e che venga fuori come eccitato e provocato nel vivo della passione, quasi in un crescendo. È un