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262 | giacomo leopardi |
celebrava tutti, così il religioso Manzoni, come l’ateo Giordani, e così i moderati, come i settarii e i rivoluzionarii.
Or questo movimento degli spiriti non trovava più forza, capace di riceverlo, nell’anima stanca di Leopardi. Da questo lato si può dire veramente ch’egli era vissuto. Biasima un suo concittadino morto per l’indipendenza greca. Antonietta gli scrive una lettera con ardore patriottico, ed egli la loda augurando sentimenti simili alle donne italiane, ma con stile rimesso e ordinario; il cantore di Paolina non ci è più. A lui, ch’era giunto al concetto della infelicità universale, quelle economie e statistiche, quelle riforme civili, quelle teorie di progresso e di felicità dei popoli movevano il riso, e gli doveva far male quella sicumera, quella burbanza de’ più a sciorinar dottrine venute in moda. Ecco in che modo scrive da Firenze a Giordani nel 1828:
Mi comincia a stomacare il superbo disprezzo che qui si professa di ogni bello e di ogni letteratura: massimamente che non mi entra poi nel cervello che la sommità del sapere umano stia nel saper la politica e la statistica. Anzi, considerando filosoficamente l’inutilità quasi perfetta degli studi fatti dall’età di Solone in poi per ottenere la perfezione degli Stati civili e la felicità dei popoli, mi viene un poco da ridere di questo furore di calcoli e di arzigogoli politici e legislativi; e umilmente domando se la felicità de’ popoli si può dare senza la felicità degl’individui. I quali sono condannati alla infelicità dalla natura, e non dagli uomini, né dal caso: e per conforto di questa infelicità inevitabile mi pare che vagliano sopra ogni cosa gli studi del bello, gli affetti, le immaginazioni, le illusioni. Così avviene che il dilettevole mi pare utile sopra tutti gli utili, e la letteratura utile più veramente e certamente di tutte quelle discipline secchissime, le quali, anche ottenendo i loro fini, gioverebbero pochissimo alla felicità vera degli uomini, che sono individui e non popoli; ma quando poi gli ottengono questi loro fini? Amerò che me lo insegni un de’ nostri professori di scienze storiche.
Con questa disposizione d’animo e con queste opinioni, si può facilmente intendere che la corda patriottica non rendeva