Pagina:De Sanctis, Francesco – Giacomo Leopardi, 1961 – BEIC 1800379.djvu/263


xxxv. «il risorgimento» 257

anni, i giorni fugaci e brevi, imprimono in questa rappresentazione il moto del sentimento.

Con quel grido di maraviglia e di tenera commozione che il cieco senza speranza rivede improvviso il sole, con quel sentimento prorompe qui il grido del redivivo. Non ci è gradazione, non c’è a poco a poco; il passaggio è brusco, violento, come innanzi a un miracolo. Non è una evoluzione, come si dice oggi; è una rivoluzione:

    Chi dalla grave, immemore
Quiete or mi ridesta?
Che virtú nova è questa.
Questa ch’io sento in me?

Quasi non crede agli occhi suoi; non crede quasi a’ proprii moti. Dunque, è vero? dunque, il core è risorto? Oh sì. E raccoglie e accumula le nuove bellezze e le nuove impressioni con così precipitevole impeto ritmico, che pare voglia tutto in un sorso assaporare il suo godimento.

Qui è il tuono piú alto del sentimento, che va lentamente digradando. Comparisce il crudo fato, il tristo secolo, l’ignuda gloria, la bellezza vuota. In lui non ci è altro di risorto che il cuore, se pure... E in questo «se» vanisce il canto, quasi in un sospiro malinconico di una mezza soddisfazione. Qui tutto è vero, tutto è a posto. Forse c’è di troppo l’insistenza sulla vacuità della donna, dove sospetti qualche ricordo personale, che intorbida le proporzioni dell’armonia, chi sa! un momento di cattivo umore contro le fiorentine, al quale dà sfogo in una lettera, o il disprezzo di quella strega bolognese, di cui scrive a Papadopoli. È un «reliquato», come dicono i medici, nella vita nuova. E ci trovi insieme un presentimento dell’Aspasia.

In questo Risorgimento non solo l’asprezza, il latinismo, la solennità è liquefatta, ma anche il metro e il ritmo. Hai settenarii metastasiani, de’ quali il primo versetto sdrucciola nel secondo, richiamato dalla rima nel terzo, che va a declinare subitamente nel quarto, formando periodetti liquidi, veloci, e talora con ripigliate, di una movenza melodiosa. Le imma-

17 — De Sanctis, Leopardi.