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xxxi. posizioni fantastiche | 235 |
mento a due che si chiama il dialogo; vuole proprio la commedia, nella quale l’opinione contraria sia, non solo confutata, ma beffata. E a questo doveva inanimarlo anche l’esemplare platonico, dov’è non solo la confutazione, ma anche lo scherno dei sofisti.
Più volte aveva espresso questa opinione, che gli scrittori italiani lavorano con la memoria e mancano di virtù inventiva. Ed egli, vagheggiando queste scene comiche, voleva appunto mostrare questa virtù inventiva. La commedia ha per base una data posizione trovata con la fantasia, da cui scaturiscano tutti gli effetti comici, com’è nelle Nuvole di Aristofane. Qualcosa di simile gli passava pel capo.
Aveva nella mente un arsenale copiosissimo di favole e di storie antiche e nuove, e ne trae materia per le sue posizioni fantastiche. Vedi sulla scena Ercole e Atlante, la Moda e la Morte, la Terra e la Luna, il Folletto e lo Gnomo, la Natura e un Islandese, Tasso e il suo Genio, Ruysch e le sue Mummie. Ciascuna di queste posizioni è ben trovata, tale che ne possano venire i più felici e straordinarii effetti estetici, specialmente comici.
Si capisce che invenzioni simili non possono essere a solo fine d’introdurre un ragionamento a due, sì che non sieno altro che una occasione o esordio al dialogo. Non val la pena di mettere in moto la fantasia, per aver come cominciare un discorso. La fantasia non dee essere semplicemente principio o introduzione, ma sostanza di tutto il dialogo, dee costituire un dialogo «sui generis», una scena comica.
Ora, la fantasia, che è stata potente a trovare una posizione artistica, si ritira subito e lascia fare all’intelletto. Appena spunta, pare sia colpita di sterilità, e la scena comica rimane un aborto. Si può dire che l’autore, felicissimo a trovare il tema, si mostri incapace di svilupparlo, e non sappia che farsi del suo tesoro, che pur molto ha sudato a scavarlo.
Non mi si dica che questo nasca da partito preso, dallo storto concetto che s’è fatto della prosa, nella quale, a suo avviso, non debbe entrare immaginazione, né sentimento. Egli sa che