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IL RAGIONAMENTO NEL DIALOGO

Il dialogo propriamente detto è un concetto che si sviluppa per via dell’opposto. L’un concetto è il protagonista; l’altro serve a mostrar quello e metterlo in evidenza. Vinta l’opposizione, il concetto ritorna uno.

Il dialogo ha perciò due personaggi, espressione dei due concetti opposti. Può averne anche un terzo, che esprima il concetto di ritorno, o un concetto superiore. Sviluppandosi, ci entrano pure personaggi accessorii come nel Copernico.

Questi personaggi possono essere semplice espressione di concetti, e allora il dialogo non ha altro interesse che filosofico. L’arte ci sta come semplice esteriorità, come colore, lustro, movenza, che dia al pensiero un’apparenza grata.

Al contrario sono dialoghi sostanzialmente artistici, dove i personaggi sono concetti vivi, vale a dire trasformati in caratteri, passioni, temperamenti. Qui i concetti sono calati interamente nelle persone, non hai più concetti, ma veri uomini, hai una vera e propria commedia.

Della prima specie sono il Fisico e il Metafisico, il Timandro, e due scritti più tardi, il Plotino e il Tristano.

Nel primo dei citati dialoghi trovi l’opposizione tra il pensiero leopardiano della infelicità della vita e il pensiero volgare rappresentato dal Fisico, e in altro dialogo da Timandro, e in altro dall’Amico di Tristano. La stessa opposizione vedi in Piotino e Porfirio.