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xxix. la filosofia e l’opinione volgare 229

seggiate solitarie pei colli, dove la bella natura gli rischiarasse la faccia, eccitando la sua immaginativa. Ma chi ben guarda, vede che anche questo è opera chiusa di biblioteca. In quell’elogio è rinchiusa una satira dell’uomo; non che vi sia espressa, o sia l’intenzione; ma il sentimento dell’infelicità umana, presente nello scrivere, intorbida l’umore, e non rende facile una rappresentazione schietta e immediata. Troppo ha luogo il ragionamento in cosa che ha in sé visibile la sua ragione. Si vuol dimostrare una felicità, di cui manca il sentimento. E manca, malgrado alcuni tratti felicissimi, i quali sono piuttosto ricordanze di forme e di bellezze, che impressioni vive e presenti. Anche l’immagine della fanciullezza, alla quale è paragonata la vita degli uccelli, languisce. Pure, in certi punti l’immaginazione segue la cosa e la riproduce con somiglianza, com’è del canto degli uccelli e della loro allegrezza e del loro moto.