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XXIX

LA FILOSOFIA E L’OPINIONE VOLGARE

Il concetto filosofico, che Leopardi ha del mondo e dell’uomo, non gli si presenta solo, ma in contraddizione con l’opinione corrente, ed è questa duplicità nel suo pensiero che genera la forma del suo dialogo.

Il suo concetto è che l’uomo è un anello minimo dell’infinita catena degli esseri, di cui gli è impossibile penetrare il mistero; e che così com’è fatto, è necessariamente infelice: una necessità che, più l’intelletto è adulto, più cresce la civiltà, e più si manifesta.

Ora egli non può concepire questo pensiero, che non gli venga innanzi la turba infinita di quelli che fanno dell’uomo il centro e la cima di tutti gli esseri, e della terra il centro immobile intorno a cui si move l’universo, e credono l’uomo nato a felicità, se non in questa, in un’altra vita di cui descrivono il quale e il quanto, come ne avessero avuta esperienza; e pongono virtù, gloria, sapere, a scopi reali della vita e conducenti a felicità. Questa opinione, generata dalla presunzione e dalla ignoranza, consacrata da tradizioni religiose e divenuta volgare, egli non può cacciarla dal cervello, quando gli appare il concetto proprio, la sua filosofia. Il Copernico è uno dei dialoghi, in cui è meglio sviluppata questa opposizione tra lo scienziato e il volgo.

Ma egli sente di aver contro di sé non solo questa opinione del volgo, ma anche l’opinione degli uomini colti, seguaci della

15 — De Sanctis, Leopardi.