Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
220 | giacomo leopardi |
quilla rassegnazione, accompagnata dalla coscienza di sé e dallo strazio interno. Tale si rivela nella bellissima epigrafe, che è conclusione e spiegazione de’ Pensieri e de’ Detti:
OSSA
DI FILIPPO OTTONIERI
NATO ALLE OPERE VIRTUOSE
E ALLA GLORIA
VISSUTO OZIOSO E DISUTILE
E MORTO SENZA FAMA
NON IGNARO DELLA NATURA
NÉ DELLA FORTUNA
SUA
Se questa catastrofe di un’anima consapevole fosse meglio sottolineata in tanta rigidità di esposizione, prenderemmo interesse vivissimo a questi Pensieri e Detti. Ma l’autore vi seppellisce sotto sé stesso in modo che poco o nulla traspaia. La sua prosa è una profonda superficie di neve, che cancella ogni varietà del terreno, e dà a tutto un colore monotono e sonnolento. Ben trovi qualche intaccatura, qualche rivelazione subitanea, la quale ti giunge fredda e trista, perché ti giunge a traverso un piglio ironico.
Perciò qui non è altro interesse che delle cose in sé stesse, le quali variamente ti allettano, ora per l’importanza delle osservazioni, ora per la felicità dell’esposizione. Ma è un interesse disuguale, e direi quasi scucito e a balzi, che non può impedire una certa freddezza e sazietà, che ti viene dall’insieme.