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216 | giacomo leopardi |
Alcuni di questi pensieri sono occasionali, derivati cioè da un fatto, che vien fuori mescolato con le sue impressioni. Fra gli altri è un modello di narrazione rapido ed efficace il quarto pensiero.
Altri sono riflessioni sopra studi fatti; i più sono osservazioni sulla natura umana, ispirate dalla varia esperienza della vita sociale, e ridotte a leggi, temperate da un «forse» o da uno «spesso», che allontana l’esagerazione e dà luogo alle eccezioni. Talora la legge ha uno scopo pratico e si trasforma in regola di vita. Tutto questi così come viene, senza un concetto e senza uno scopo predeterminato.
Nondimeno questi Pensieri, se non hanno un concetto ed uno scopo comune, hanno tutti la stessa fisonomia. È una vista oscura del mondo, un parto dell’umor nero. L’autore tende a cogliere nell’umanità il ridicolo o il vizio.
Questa guardatura di misantropo non è però accompagnata da odio, da disprezzo, da beffa. Leopardi non è odiatore degli uomini. Pure, l’impressione generale dovea esser questa. Ed egli cerca purgarsi dell’accusa, che oggi pesa ancora sul suo capo nella opinione di molti.
Se Leopardi avesse avuto vigore di odio o di disprezzo o genio comico, la sua vita sarebbe stata meno trista, perché tristezza è scarsezza di forze vitali. Nemico del genere umano non poteva essere. Avesse voluto, gliene mancava la forza. Sentiva anzi una certa benevolenza verso tutti, e specialmente verso la gioventù, alla quale indirizzò molti di questi pensieri nei suoi tardi anni. Piacevagli contemplare ivi quella immagine di letizia e quelle ingenue illusioni, che lamenta perdute. Né la sua solitudine è prova di misantropia, perché, com’egli nota, «veri misantropi non si trovano nella solitudine, ma nel mondo». E vuol dire che il cattivo concetto in cui ha gli uomini, nasce da persuasione filosofica e non da uso del mondo, che gli abbia ispirato disprezzo, odio, o simili passioni.
Ci è un punto che luce in mezzo a questo cielo oscuro. Ed è la gioventù, l’età delle illusioni, perciò della sincerità e della virtù, e insieme l’età della salute e della forza e della letizia, incontro alla quale la gravità del viso nella età virile gli pare