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xxvii. «pensieri e detti» 213

o di ricostruzione. Le sue osservazioni sulla natura umana mostrano acutezza e novità di guardatura, e destano un interesse che rimane con diversa intensità sulle singole parti, e non s’innalza a durevole interesse generale, cioè a interesse filosofico. La contraddizione ch’era nella sua natura, invade anche l’intelletto, ancoraché acutissimo e chiarissimo; e malgrado ogni suo sforzo non giunge a dominarla. Ivi penetra la sua volontà debole e scissa, menata dal flutto delle impressioni quotidiane, e non lo lascia venire a conclusione stabile, a coerenza filosofica, sospeso e scisso tra un nichilismo assoluto e disperato, e velleità individuali e umanitarie: scissura visibile in questi Pensieri e Detti. Ora, se questa condizione della sua mente è ottima per il poeta, è infelice per il filosofo, la cui prima qualità è la coerenza e stabilità delle idee. E qui troviamo una singolare perspicuità ne’ particolari, e una non meno singolare scucitura e perplessità nell’insieme.

Ond’è che le sue prose non hanno interesse scientifico, e neppure oratorio. Lo scrittore non ha la mira a’ lettori, e non vuol persuaderli e non cerca nessun effetto. Fa soliloquii, con un tal piglio sinistro, quasi godesse del dispiacere che ci fa a ricantarci sempre la trista canzone. Parlando degli uomini, sembra quasi che non sia uomo lui; e stia da parte a guardarci, non senza un certo risetto di beffa. Perciò, non ci essendo calore e non comunione simpatica, l’impressione è fredda e talora disaggradevole.

Si può domandare se questa posizione del suo spirito, insufficiente all’oratore e al filosofo, sia buona almeno a creare qui un interesse artistico. Ma di questa sua posizione egli non ha coscienza, e fa ogni opera per dissimularla a sé stesso, quando per avventura gliene venga un barlume. Se si sentisse misantropo e parlasse così con libero sfogo, avremmo l’artista. Ma egli ha l’aria di cercare il nudo vero, e di esporlo nudamente, guardingo verso ogni moto d’immaginazione o di cuore che vi s’introduca di soppiatto. E se fosse così, se rimanesse innanzi a quel nudo vero semplicemente, curioso e imparziale, avrebbe quella libertà di spirito che è necessaria all’artista. Ma quel vero è