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XVII
1823
RITORNO IN RECANATI
Verso la fine di aprile Leopardi tornò a Recanati, non portandosi appresso nessuna memoria di Roma durevole o piacevole; niente riuscitogli sia per il suo collocamento, sia per il matrimonio della Paolina, sia per la sua fama di letterato. Il suo solo guadagno fu la conoscenza di alcuni illustri forestieri, come il ministro d’Olanda, e il signor Bunsen, e il signor Niebuhr, e il signor Jacopssen, ai quali scrisse da Recanati. Ricuperò la sua solitudine, tornò ai suoi studi e alle sue passeggiate, e anche ai suoi versi, quando gliene veniva l’ispirazione. La sua salute era buona, s’era oramai riconciliato con la vita. Nel 23 giugno scrive a Jacopssen:
Ma santé est bonne. Je vis ici comme dans un ermitage: mes livres et mes promenades solitaires occupent tout mon temps. Ma vie est plus uniforme que le mouvement des astres, plus fade et plus insipide que les parole de notre Opéra.
I sentimenti più acuti e più dolorosi con l’abitudine perdono la punta, ci diventano familiari. Nella prima incubazione quelle idee sulla vanità della vita lo spaventavano, gli traevano urli di disperazione. Ora ne fa la confessione a Jacopssen, come di cosa finita.