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i. 1808-1814 | 5 |
paiono ingegnosi e sono frivoli, come si costumava in quei beati tempi dell’Arcadia. I quali poemetti e le quali dissertazioni continuano sino ai sedici anni, 1814. Abbiamo un suo ragionamento sulla condanna del Redentore, recitato nella Congregazione dei nobili il 24 marzo 1814; e il 10 marzo dello stesso anno aveva già recitato un discorso sulla flagellazione di Cristo, oltre molti discorsi e versi sulla Passione e Morte. C’è anche un poemetto sopra i Re Magi, una tragedia sopra Pompeo, un elogio di San Francesco di Sales, una versione in «metro petrarchesco» della elegia settima del libro primo de’ Tristi di Ovidio, certi endecasillabi sopra Sansone, dissertazioni logiche, metafisiche, fisiche e morali, soliti esercizii e soliti temi nelle scuole di filosofia. Sembra che studiasse anche un pochino la storia naturale, della quale abbiamo un suo compendio in dodici trattati.
Questi e altri scritti simili non hanno nulla che debba maravigliare chi ha un po’ di pratica delle vecchie scuole. Ci si vede uno spirito religioso che gli veniva dalla storia sacra, con certe idee di gloria e di libertà latina che gli venivano dalla storia romana, in modo incosciente, come di chi pensa più alle forme che alle cose. Ci si nota pure molto moto d’immaginazione e molta attività di lavoro. Il giovinetto dormiva dietro un’alcova in un salottino della biblioteca. Nella stessa cameretta dormivano due fratelli più piccoli, Carlo e Luigi. Carlo racconta, che, svegliandosi a tarda notte, lo vedeva con gli occhi su’ libri, all’ultimo barlume della lucerna che si spegneva. Poveri occhi! E crebbe a immagine della biblioteca, suo secondo maestro. Cosa potesse essere allora una biblioteca, si può congetturare facilmente. Era a base classica e biblica, con aggiunta di libri varii di valore e di materia, de’ tempi posteriori sino al secolo decimo ottavo. E questa fu la base della sua cultura. I suoi primi studi furono di lingue. Studiò latino, greco, ebraico, francese, spagnolo, inglese, tedesco, per far suo tutto quell’immenso sapere raccolto nella biblioteca. Lesse classici greci e latini e autori biblici e alessandrini sino ai Santi Padri, e, spronato dalle due forze di quell’età, la memoria e la curiosità, studiò autori di ogni tempo e di ogni valore, come portava il caso e il desiderio.