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di scritti leopardiani dal 1808 in poi, e ha fatto benissimo, perché da que’ titoli si può vedere l’indirizzo de’ suoi studi. Io ho letto quell’indice con infinito gusto, e mi è parso di rivivere col mio De Colonia e Falconieri. Ci trovi tutte le figure rettoriche, amplificazioni in gran numero, descrizioni oratorie, epigrammi, prosopopee, ironie, ecc. Non mancano versioni di sonetti in latino, prose italiane e prose latine, quartine, sestine, canzoni, sonetti pastorali, anacreontiche, madrigali. Sono esercizi rettorici, sopra temi di storia sacra e di storia greca e romana. Il fanciullo trattava argomenti e maneggiava affetti poco proporzionati al suo candore e alla sua piccola esperienza, e non poteva scrivere con semplicità e verità, e si avvezzava al falso e all’esagerato. Altro profitto non traeva da quelli esercizii scolastici, che raccogliere nella memoria parole, frasi e modi di dire, che lo aiutavano a scrivere prose e versi. In fin d’anno recitava i suoi componimenti in pubblici «saggi», tra i battimano degli uditori, con molta gioia del papà, il direttore di quegli studi. Questi «saggi» erano annunziati al pubblico in manifesti stampati, e manifesti e componimenti erano conservati nella biblioteca di casa, dove è andato a scavarli il diligente Cugnoni. A dodici anni, 1810, l’adolescente era già, come si direbbe oggi, uno studente liceale per ciò che s’appartiene alle lettere. E già sentiva la sua forza, e alzava il volo a lavori di maggior mole. In quell’età abbiamo di lui un poemetto di tre canti, in sestine, intitolato Il Balaamo. Dove andò a scavare questo grazioso argomento? Poi ci abbiamo le Notti puniche, tre canti in versi sciolti. Troviamo un altro poema, il Catone in Africa, con diversità di metri. Descrive il campo di Farsaglia in sestine, il viaggio di Cesare in quartine. Catone e Giuba sono materia di anacreontiche. La descrizione di una tempesta notturna è una canzone. La vittoria di Cesare è in versi sciolti. Catone muore in terzina, e Cesare vince in sonetto. Dovette parere una maraviglia questo gran pasticcio poetico.

In quell’età, oltre un Diluvio universale in versi sciolti, ci sono anche, sotto nome di dissertazioni accademiche, certi esercizii di logica e di filosofia in forma rettorica, sopra quesiti che