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Lezione I
[IL ROMANTICISMO E GLI «INNI SACRI»]
Lasciamo stare altro, entriamo in materia. Io voglio in quest’anno, insieme con voi, fare lo studio delle diverse letterature del secolo XIX, delle loro diverse relazioni: centro, la letteratura italiana. Non vi dirò ora con quali criterii, con quale metodo dovremo procedere. Vi dirò solo che per me lo «studio» non è un «soliloquio», è un «dialogo». Quando dobbiamo trattare una materia, io maestro intendo essere il primo studente, e mi sforzerò essere il più laborioso e disciplinato. Ma che vale lo studio mio al quale voi siete estranei, ignorando come, per quali vie io sia giunto al risultato, quali ricerche sieno state necessarie, quali meditazioni vi si possano fare? Il giovane che sente, e ignora la via per cui si è giunto al risultato, è passivo, inerte; come avviene in tutte le epoche stazionarie e paludose in cui un popolo non studia per cercare, ma per imparare. Quell’imparare a mente è decadenza; cercare, investigare per quali vie l’uomo di pensiero e di genio abbia camminato, ecco il progresso, qui è l’acqua corrente.
Voglio oggi offrirvi un primo studio sul secolo XIX. Dopo dovrò dirvi in che modo io lo abbia fatto, come abbia trovato la materia della critica, e sarà una lezione sopra la lezione. Perciò ho bisogno di uditori benevoli non solo, ma di giovani che mi sieno intorno come il «mio due», il mio opposto, il mio controllo. Ciò che si chiama lezione, diventerà studio e scuola in cui giovani e maestro sieno una sola e medesima cosa.