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iv. i «promessi sposi» 73

zione non è già ipocrisia o doppiezza, che lo renderebbe odioso e spregevole, ma è un fenomeno ella medesima della paura. La quale gli fabbrica un mondo sofistico fondato sulla prudenza, o l’arte del vivere, col suo codice e con le sue leggi, un vangelo a cui crede e vuol far credere, e che gli forma i suoi giudizii e gli detta le sue azioni. E perché tutti indovinano, fuorché lui, il vero motivo de’ suoi giudizii e delle sue azioni, scoppia il riso. Natura buona e pacifica, sincera e passiva, subitanea nelle sue impressioni, originale ne’ suoi giudizii, con scarsa coscienza di sé e con nessuna coscienza degli altri, egli è l’inconscia macchina da cui escono tanti avvenimenti. Il puntiglio di don Rodrigo e la paura di don Abbondio sono le forze ignobili che con sì piccola sapienza generano questo mondo poetico. Il quale si restaura con l’espiazione dell’uno, e si purifica e si afferma con la correzione dell’altro. La saviezza mondana di don Abbondio invano ricalcitra e si dibatte contro il mondo ideale evangelico di Federico Borromeo, oscurato, ma non cancellato nella sua coscienza. Così un mondo nato dall’orgoglio e dalla paura è alzato nel mondo superiore della carità e dell’amore. Se don Abbondio nel suo significato generale si rannoda a quel mondo superiore e forma il suo lato comico, pure rimane un individuo compiutamente libero, con una idealità sua propria, col suo carattere, con la sua fisonomia, co’ suoi fini e co’ suoi mezzi.

Questi personaggi principali hanno intorno a sé una moltitudine di personaggi secondarii che pel loro significato si rannodano a padre Cristoforo, o a don Rodrigo, o a don Abbondio: la quale relazione rimane così in astratto, e non impedisce il loro libero e individuale movimento nella storia, con grande varietà di classi, di costumi, di opinioni e di caratteri. Vi domina soprattutto il comico, come Perpetua, l’oste e Tonio nella loro bassa sfera, e in una sfera più ampia donna Prassede e don Ferrante.

Come i personaggi, così son condotti gli avvenimenti. I quali, se hanno una relazione manifesta col mondo ideale ov’è l’obbiettivo del Romanzo, pure l’oltrepassano, e si sviluppano liberamente e largamente ciascuno nel giro della sua esistenza particolare. La monacazione di Gertrude, la carestia e la peste di