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iv. i «promessi sposi» 63

come sono don Rodrigo e l’Innominato, e in mezzo errano personaggi più o meno vicini all’uno o all’altro esemplare. Il congegno poi è tale, che nel conflitto rimanga sempre vittorioso quel mondo ideale, insino a che in ultimo con persuasione irresistibile s’impadronisce dell’animo.

Il contenuto è nuovo, è un mondo ringiovanito e rimodernato; ma la forma è vecchia, è il solito ideale che si pone e s’impone, soprapponendosi alla natura e alla storia.

Da questo lato il Romanzo è un mondo poetico a tendenza e a propaganda, in servigio d’idee morali e religiose, secondo l’impulso impresso alla coltura nel secolo XVIII, e continuato sino a’ nostri giorni. Lamennais e Sue rispondono a Voltaire e Alfieri. Ci è sempre ne’ loro lavori un Marchese di Posa, personale o impersonale, che imprime in una società dissimile un marchio subbiettivo e contemporaneo, cioè il poeta e il suo tempo penetrato tra altri uomini e in altri tempi, e rimastovi come materia estranea, incapace di assimilazione.

Si può dire che ciascun mondo poetico contiene in sé elementi ideali, cioè un complesso d’idee religiose, morali, politiche ed economiche, che sono la sua sostanza spirituale, la sua anima. E questo è vero. I poemi indiani e greci, la Divina Commedia, la Gerusalemme, il Paradiso perduto, i Lusiadi, il Messia, tutt'i poemi nella loro serietà e nella loro parodia, hanno per base un certo stato sociale, informato di queste o quelle idee. Ma ecco la differenza. In questi poemi le idee non ci stanno come fini o aspirazioni personali del poeta e de’ suoi tempi; ma sono elementi vivi di quella società, parti sostanziali di quell’organismo, gl’ideali sono vere realtà storiche, membri effettivi della natura e della storia. Al contrario in questa letteratura gl’ideali sono mondi etici e filosofici e politici ed economici, staccati ed isolati, còlti nella loro astrattezza e perfezione scientifica, fuori dell’esistenza, e viventi come tali nello spirito del poeta. Essi entrano nella natura e nella storia, talora soprapponendosi ad esse e falsificandole, mescolandosi senza intima fusione con elementi positivi, talora ponendovisi dirimpetto, come opposizione inconciliata, come un di là a cui bisogna mirare, e più il poeta vi si