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iii. la materia de’ «promessi sposi» | 57 |
narii, com’è questo che l’Innominato si converta, e che la peste uccida don Rodrigo, e risparmii lei e Renzo. Ma quale che sia la sorte di Lucia, il mondo morale vince, non per la certezza de’ suoi risultati nella vita pratica, ma per la sua efficacia sulle coscienze e sulle volontà: sicché là dove l’opposizione si sviluppa e i contrarii sono in presenza, è visibile la sua superiorità, come si vede nell’incontro di padre Cristoforo prima col fratello di colui che ha ucciso, e dopo con don Rodrigo, e nell’incontro di Borromeo con l’Innominato, e più tardi con don Abbondio. Questi incontri sono le varie stazioni, o per dir meglio i quattro atti di questo mondo ideale, a cui succede il quinto, un atto più divino che umano, la catastrofe della peste. Non si può dire che il successo materiale sempre ci sia, perché Borromeo riesce così poco a convertire don Abbondio, come padre Cristoforo a convertire don Rodrigo, e ci spendono invano tutta la fiamma della loro eloquenza; ma la vittoria ci è sempre, e don Abbondio se non è convertito, è sinceramente commosso, e don Rodrigo può bene svillaneggiare il frate e cacciarlo via, ma non può cancellare dalla perversa immaginazione quel vindice: «Verrà un giorno!» che vi riapparirà nel dì dell’espiazione. Si può dire che queste famose vittorie sono in fondo gare di eloquenza e lotte di parole; che il movimento è di discorsi più che di azioni; che vi si odora un certo fare predicatorio e da panegirista; e che troppo vi si scopre un’intenzione propagandista apostolica, un bandire ad alta voce il proprio mondo morale nella maggior gravità e solennità degli avvenimenti. Tutto questo si può dire, e si può conchiudere che, come l’intenzione storica ha introdotto nel corpo stesso del racconto note e appendici e spiegazioni erudite, così l’intenzione etica-religiosa ha dato all’intonazione talora un accento e un’enfasi troppo oratoria e quasi da pulpito. Sono gli avanzi di un mondo intenzionale domato dall’arte, e pure qua e là resistente.
Tal è questo doppio materiale del racconto, una storia ideale intessuta e immedesimata in una trama rigorosamente storica. Tale Manzoni l’ha concepito, tale lo ha armonizzato.