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iii. la materia de’ «promessi sposi» | 41 |
un po’ meno voi, e un po’ piú l’Autore — . A una critica astratta quel metodo opponeva una critica intenzionale, «ciò che l’Autore ha inteso di fare». E se un lavoro fosse sempre ciò che l’Autore ha inteso di fare, se fosse sempre l’espressione esatta delle sue intenzioni e delle sue idee, quello sarebbe il metodo.
Ma dall’intenzione al fatto è un gran tratto. E il critico non può tener conto delle intenzioni, se non in quello solo che è penetrato nel libro ed è divenuto un fatto. Sicché il metodo più sicuro e concludente è di guardare il libro in sé, e non nelle intenzioni dell’Autore.
Nondimeno uno studio sulle intenzioni dell’Autore non è mai superfluo; non è ancora la critica, ma è già una «propedeutica». Cogliere l’Autore nel momento della concezione, scrutare i suoi fini, le sue idee, i suoi preconcetti, le sue preoccupazioni, è una conoscenza preziosa della natura e della intensità di quelle forze produttive, dalle quali esce il lavoro. Poi, volere o non volere, sempre alcun che di quel mondo intenzionale penetra nel libro, e ci giace al di sotto, come motivo o come ostacolo. Né qui è necessario di fantasticare, perché Manzoni è là con le sue «confessioni». Noi sappiamo qual concetto erasi formato del romanzo storico, qual fine voleva raggiungere, ed abbiamo la trista conclusione che quel fine a parer suo non è stato raggiunto, perché assurdo e contraddittorio in se stesso. Stabilite le intenzioni dell’Autore, la critica ha il dritto di discuterle, e mostrarle, quando sia il caso, irragionevoli; e se il libro è conforme a quelle intenzioni, tanto peggio pel libro. Questo ho voluto io fare, ragionando in un altro mio scritto della poetica di Manzoni. A’ posteri fa spesso compassione il vedere da quali storte preoccupazioni sia stato assediato un grand’uomo, nel porre mano al suo edificio. E la storia, alto giudice, cancella ogni vestigio di quelle preoccupazioni, che pure agitarono e variamente interessarono i contemporanei, e s’inchina riverente all’immortale opera. Chi ricorda più tutte le critiche e le regole e le intenzioni che tormentarono il povero Tasso? Sono la parte pettegola e aneddotica della storia. E nessuno oggi più tien dietro a quelle quistioni così ardenti, e pure così piccole, che interessarono tanto Manzoni e i