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nota 393

        Noi dividemmo quel mondo in tre gruppi. Il primo gruppo positivo, che è il mondo ideale esistente in questo o quel personaggio, come Lucia, Renzo ed Agnese etc. V’è il secondo gruppo che noi diciamo di opposizione, perché in esso ci avete l’ideale, rappresentato dal primo, negato ora in contrapposto di esso, ed a questo appartengono i personaggi come Don Rodrigo, Egidio, Attilio etc. Finalmente vi è il gruppo intermedio, al quale appartengono personaggi che hanno un fondo buono, ma difettivo nella realtá per mancanza di educazione positiva, e che però partecipano dell’un gruppo e dell’altro; ed in esso ci trovate Don Abbondio, Perpetua, Don Ferrante e così di seguito.

Ora avendo il nostro autore interesse di creare per mezzo di questa concezione il mondo positivo istorico, è chiaro che deve prenderla e farla storica. E di fatti apriamo Manzoni, e fin dalle prime pagine troviamo ch’egli comincia con un pezzo di cronaca scritta nello stile del seicento, imitandolo con molta finezza, e che rivela l’uomo che per tre anni continui ha fatto profondamente gli studii di quel secolo; ed egli fin da quelle prime pagine ci dice che ci vuol dare l’istessa cronaca cambiata solo nella forma: quindi l’autore si affaccia con la pretensione di volerci dare a credere che ci dà una storia, cancellando ogni prevenzione sulla veridicità del suo racconto.

E se tutto questo che fa il Manzoni fosse fatto come praticarono il Pulci, il Berni, il Bojardo e l’Ariosto, e come l’Ariosto indicatamente ne’ suoi poemi cavallereschi, per seguire le tradizioni antiche, e per divertirsi alle spalle dell’Arcivescovo Turpino, abbandonandosi nel contempo a tutti i capricci d’una sbrigliata fantasia, sarebbe stata una imitazione. Ma il Manzoni concepisce seriamente, e quello che vi dice ispira un interesse non solamente poetica, ma v’ispira eziandio un interesse storico: quello che egli dice vuol farlo sembrare non solo verosimile, ma avvenuto; e tutto ciò io chiamo mondo intenzionale del Manzoni, che corrisponde cioè alla intenzione dello scrittore, a differenza del mondo effettivo, che è quello uscito dal cervello del poeta.

Ma in che modo il Manzoni ha voluto ispirare questo sentimento dell’avvenuto, sì che l’ideale non sembri posto in esso che per dichiararlo?

Il Manzoni pria di scrivere il romanzo si è servito di questo mezzo: egli ha preso un grande avvenimento storico, e poi vi ha gittate dentro qualche episodio che adombrava l’ideale; ed abbiamo visto come nell’Adelchi e nel Carmagnola quell’ideale rimase fuori della storia; ma ora Manzoni istruito dall’esperienza tiene un metodo contrario; perché quello che lí era episodio, qui diventa concezione; sicché la parte storica positiva non è da cercarla. Episodii in quella concezione ce n’è appena qualcuno e legato con essa con tanta stretta relazione, che si potrebbe chiamare parte integrante di quella; cosí nell’episodio della monacazione forzata di Gertrude episodio e concezione sono così inti-