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questo abbassamento della persona, nella preghiera, nella rassegnazione quando si è colpiti dalle sventure, nel perdono, anzi nell’amore de’ nostri nemici ed offensori, nel sacrificarsi per la giustizia anche a prezzo della vita, nell’umiltá, risorgono tutti i caratteri del Manzoni. Ed è questo il suo mondo.

Or questo eroico del Manzoni non può essere uno stato ordinario dell’uomo, poiché per poterlo forzare a castigare la propria natura si richiede uno sforzo, ed in questo stato dell’animo si ha l’estasi, nella quale si sente l’anticipazione del mondo futuro. Ond’è che il carattere proprio di questo mondo del Manzoni è da una parte l’eroico, e dall’altra il lirico.

Or finché il Manzoni per realizzare quest’ideale ha innanzi a sé una storia divina, va bene.

Ma il grande problema che egli si propone è di realizzare quest’ideale nella storia umana, nel suo romanzo; nel quale egli si pone col suo ideale di rincontro al mondo positivo, al vero storico, al vero reale. Che cosa farà il Manzoni?

Mescolerà questi due mondi?

Questo sarebbe per Manzoni una profanazione, e s’egli fa un appunto all’Alfieri, è quello di non aver rispettato il reale; egli ha grande rispetto per questo mondo positivo, ha grande rispetto per questo mondo divino.

Ma in che modo dunque questo divino sarà realizzato senza adulterare l’idea positiva?

Manzoni comincia dal dichiarare che il reale appartiene alla storia totalmente, e che però quando l’uomo contempla l’ideale è artista, ed è storico quando studia il reale. Egli dunque pone una linea di divisione fra l’un mondo e l’altro; sono come due linee che corrono parallelamente senza mai incontrarsi. A questo modo adunque considerati il vero positivo e l’ideale, non vi si scorge più fra di loro legame, che renda possibile la compenetrazione di questi due mondi.

La storia ha un certo suo corso immutabile. Incomincia ad essere cronaca, ch’è esposizione nuda de’ fatti; e poi diventa storia, che è il fatto spiritualizzato; e poi viene la critica storica, ch’è indagine sulla verità del fatto; e poi segue la filosofia storica che spiega i fatti in relazione con i costumi e con le leggi, e finalmente la filosofia della storia che li riannoda ad una causa comune o suprema.

Fin qui per Manzoni non c’è l’arte.

E qui per Manzoni si pone la quistione: l’arte può mai rappresentareil positivo? Per lui l’arte entra nella storia.

Nella storia del Colletta e del Botta l’arte ci è, ma come qualche cosa che falsifica la storia. Essi mettono in bocca a’ loro personaggi discorsi immaginati, e questo non è dello storico positivo. Diciamo pure che questo è positivo, ma non è tutto positivo, perché gli è far della