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32 saggi

mondo più civile, conforme al suo ideale. A questa concessione dobbiamo il Marco, l’Adelchi, l’Ermengarda.

Marco è un’immagine appena abbozzata. Lo schizzo diventò figura e si chiamò Adelchi. È l’ideale dannato a vivere in tristi tempi, che vi si dibatte e vi si consuma. E se questo ideale avesse vera energia, se potesse impegnare una lotta seria con la sua età, come Savonarola, sarebbe esso il dramma, l’invenzione inghiottirebbe la storia. Ma poiché un interesse storico v’ha pur da essere, il povero ideale è costretto a lasciar passare la storia, e a giacere sotto il peso di quella con molti lamenti e con poca resistenza. Marco o Adelchi che sia, l’ideale rimane secondario innanzi alla grandezza degli avvenimenti, e si lascia tirare da quelli, invano ripugnante. Ciò che lo accora, è appunto quel lasciarsi tirare, quella coscienza della sua impotenza; onde nasce un ideale elegiaco, passivo, mancato, lirico e punto drammatico, assai vicino a quelle creature patite e sentimentali che allora erano in voga.

Tentativi mal riusciti. Perché l’azione storica è di tanta importanza, che non patisce compagnia di elementi estranei e vuol regnare sola. Pure l’ideale investe così il poeta che ivi si manifesta tutta la sua genialità, sì che lungamente risuonano nell’immaginazione commossa dei lettori: i Cori, il soliloquio di Marco, le nobili espansioni di Adelchi, e soprattutto la divina Ermengarda e il Coro delle vergini Suore. Rimangono i pezzi staccati, si sperde l’insieme, si sperde quanto di profondo ha messo l’Autore ne’ suoi pensieri storici: quei due mondi, messi dirimpetto, in luogo di formare un tutto omogeneo e concorde si sciolgono, e l’uno muore, l’altro sopravvive.

Goethe non approvò questa combinazione di mondo storico e mondo poetico, di personaggi reali e ideali. — Tutto è ideale, nota l’autore del Faust; e noi facciamo alla storia l’onore di servircene a rappresentare il nostro mondo morale — .

Manzoni approvò la conchiusione, ma non le premesse. Condannò anche lui quella combinazione; gli parve un mezzo sbagliato. Ma quell’idealismo assoluto di Goethe non gli andava, era un rovesciare da’ cardini tutta la sua poetica. Mantenne la sua teoria, e cercò un altro mezzo.