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iii. ritratto di don abbondio 335

ed a cui l’uffizio non diceva nulla per l’abitudine, nulla la natura ridente che lo circonda, perché troppo calmo, e se la piglia invece coi ciottoli che facevano inciampo al sentiere e li butta con un piede verso il muro. Questo non è ancora il don Abbondio « individuo »; è il tipo, il carattere di don Abbondio, non del poeta : carattere poltrone, pusillanime, passivo. È chiaro che se deve aver vita, questa non può uscire se non se da un’azione contraria alla natura di lui, che, venuta dal di fuori, lo spinge a muoversi. E questa azione lo fa agire per forza, poiché don Abbondio non ha la libertà della scelta, egli è tutto superficie; ciò che è al di fuori è anche al di dentro.

Posti così i caratteri, che forma poetica può avere? Non ci è in lui ciò che si usa chiamare lo « sdoppiamento », cioè la forza dell’ironico; in lui non c’è nulla di ironico, come allora che un poltrone voglia fare il bravo; in don Abbondio c’è un sol momento : sincero e buono nel fondo, egli non è sarcastico come il depravato Tartufo : eccita il riso, non il disprezzo. Don Abbondio, dominato dalla natura, non ha «umore». Una forma bassa della commedia e tanto cara agli Italiani è la « caricatura », che rivela il tipo specifico, e questa è l’arma di cui si serve mirabilmente il Manzoni per dar rilievo a ciò che in don Abbondio esiste: la pusillanimità. Vi colgo don Abbondio in un dopo pranzo, mentre gli uomini di questa pasta fanno il chilo, e leggendo s’intoppa in Carneade, dimandandosi chi era costui. L’Autore ve lo descrive a questo modo:

        ... stava... sur una vecchia seggiola, ravvolto in una vecchia zimarra, imbacuccato in un vecchio berretto a foggia di camauro che gli faceva cornice intorno alla faccia, al lume scarso d’una picciola lucerna. Due folte ciocche che gli scappavano fuor del berretto, due folti sopraccigli, due folti mustacchi, un folto pizzo pel lungo del mento, tutti canuti e sparsi su quella faccia brunazza e rugosa, potevano assomigliarsi a cespugli nevicosí, sporgenti da un dirupo, al chiarore della luna.

Avete già in queste parole la caricatura di lui, che vorrebbe star sempre come sta; e danno risalto alla figura e ne specificano