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332 | appendice |
Ahi! forse a tanto strazio Cadde lo spirto anelo, E disperò; ma valida Venne una man dal cielo, E in più spirabil aere Pietosa il trasportò. |
Quell’«ahi!» è uno degli effetti più poetici di questa poesia. Napoleone rientra in sé.
Fin qui giunge il Napoleone terreno; adesso sparisce; e quando il subjetto sembra esaurito, vi s’apre un altro orizzonte non più doloroso: il cielo aperto, i giardini della speranza. Il Napoleone tanto glorioso divien pulvis et umbra, «silenzio e tenebre», ed il poeta, oltrepassando la parte caduca che pareva sì grande, l’oblia ed inneggia alla fede. Ma quest’uomo non deve finir così; il poeta ritorna a Napoleone quando sta per morire. Gl’implacabili lo perseguitano ancora con l’odio e con l’invidia. Perdonate alle stanche ceneri: sul letto abbandonato dagli uomini sta Dio.
Tal’è questa poesia, vasta come Napoleone, una delle poche italiane che
In poca piazza fé mirabil cose. |